Presidenza di James Monroe

Presidenza James Monroe
Il presidente Monroe in un ritratto di John Vanderlyn
StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Capo del governoJames Monroe
(Partito Democratico-Repubblicano)
Giuramento4 marzo 1817
Governo successivo4 marzo 1825

La presidenza di James Monroe ebbe inizio il 4 marzo del 1817 con la cerimonia d'insediamento e terminò il 4 marzo del 1825. Esponente del Partito Democratico-Repubblicano, Monroe assunse l'incarico di quinto presidente degli Stati Uniti d'America dopo aver vinto le elezioni presidenziali del 1816 con un margine di vittoria schiacciante sull'esponente del Partito Federalista Rufus King. Le elezioni del 1816 furono le ultime in cui i federalisti presentarono un candidato presidenziale; Monroe fu l'incontrastato vincitore nelle successive elezioni del 1820. Gli succedette il suo segretario di Stato in carica, John Quincy Adams. Monroe cercò di eliminare del tutto i partiti politici, tanto che il Partito federalista svanì come istituzione nazionale durante la sua amministrazione; ma anche i repubblicani-democratici smisero di funzionare come organismo unificato. Il periodo storico viene spesso definito l'"era dei buoni sentimenti" a causa della mancanza di scontri tra partiti.

A livello nazionale Monroe dovette affrontare il panico del 1819, la prima grande recessione nella storia degli Stati Uniti; sostenne molti dei progetti di infrastrutture pubbliche finanziati a livello federale, pose comunque il veto su altri a causa di preoccupazioni costituzionali. Fece approvare il compromesso del Missouri, che ammetteva il nuovo il Missouri in qualità di nuovo Stato federato schiavista escludendo allo stesso tempo la schiavitù nei restanti territori a nord del parallelo 36°30'.

In politica estera il presidente e il suo segretario di Stato Adams acquisirono la Florida orientale dall'impero spagnolo a seguito del trattato Adams-Onís, realizzando un obiettivo a lungo termine già perseguito dai suoi predecessori. Ottenuto dopo la prima delle guerre seminole, il trattato consolidò anche il controllo statunitense sulla Florida occidentale, stabilì il confine occidentale degli Stati Uniti d'America e incluse la cessione delle rivendicazioni spagnole sull'Oregon Country.

L'amministrazione Monroe raggiunse anche due trattati con l'impero britannico, segnando così un progressivo riavvicinamento tra i due paesi all'indomani della guerra anglo-americana del 1812. Il trattato Rush-Bagot smilitarizzò il confine con il Nord America Britannico, mentre il trattato del 1818 concluse alcune dispute relative ai confini e previde un insediamento congiunto nell'Oregon Country.

Il presidente mostrò profonda simpatia per i movimenti rivoluzionari in America Latina e si oppose ad ogni influenza europea sulla regione; nel 1823 enunciò la dottrina Monroe che sosteneva che gli Stati Uniti sarebbero rimasti neutrali negli affari del Vecchio Continente, ma non avrebbero consentito nuove colonizzazioni dell'America del Sud da parte delle potenze europee.

Alle elezioni presidenziali del 1824 ben quattro esponenti del Partito democratico-repubblicano cercarono di succedergli e Monroe mantenne un profilo di rigorosa neutralità tra i diversi contenenti. Nessuno dei candidati ottenne la maggioranza assoluta dei grandi elettori, per cui il presidente fu eletto dalla Camera dei rappresentanti, scelto tra i tre candidati con più grandi elettori. Adams fu eletto presidente, superando il generale Andrew Jackson e il segretario al tesoro William Harris Crawford.

Firma autografa del presidente Monroe.

I sondaggi effettuati tra gli storici e i politologi hanno generalmente classificato Monroe come un presidente sopra la media (vedi classifica storica dei presidenti degli Stati Uniti d'America).


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